2005 – La favola del figlio cambiato
liberamente ispirato alle novelle di Luigi Pirandello
Regia: Michele Modesto Casarin
Aiuto regia: Manuela Massimi
Drammaturgia: Michele Modesto Casarin
Sculture: Pietro Chiarenza
Scene e costumi: Licia Lucchese
Realizzazione scene e costumi: Caterina Volpato
Maschere: Carlo Setti
Coreografie: Elisa Canessa e Francesco Manenti
Produzione: Compagnia Pantakin
Con Elisa Andreani, Marta Dalla Via, Debora Serravalle
Tre donne: una sposa, una madre, una strega. Tre colori: bianco, nero, rosso. Tre linguaggi: corpo, voce, maschera. Tre racconti che attingono all’opera di uno dei drammaturghi più importanti del nostro teatro: Luigi Pirandello. Una sfida non facile che parte soprattutto dalla necessità di dare nuove forme alle novelle di questo autore, proponendole con una messa in scena che mescola teatro di maschera, teatro di narrazione, drammaturgia dello spazio. Cuore del lavoro e’ “La favola del figlio cambiato”, scritta da Pirandello in forma narrativa ma anche rappresentata nel 1934 in forma musicale su spartito di G.F.Malipiero. La trama semplice ma viva, carica di suggestioni che attingono a piene mani dalla tradizione popolare, restitusce un Pirandello che torna alle credenze della sua Sicilia, scorgendo al di là delle grossolane superstizioni, i segni di una profonda umanità. Di qui l’immagine tradotta sulla scena da un albero dalle grandi radici con una casa tra i rami, simbolo della primordialità dell’esistenza. Un’origine da cui anche il nostro percorso ha inizio, nutrendosi della cultura tradizionale fatta di luoghi, lingue, colori, musiche, corpi. E’ un labirinto in cui si dipanano tre figure femminili: le donne di Pirandello, rappresentate spesso nella loro ancestralità, coraggiosamente ancorate alla vita, nascoste talvolta dietro una maschera.